Poiché aveva imparato a vivere con una testa abnorme, Bruno conosceva le parole giuste per trasformare la diversità in opportunità.
E poiché il padre continuava a mancargli, sapeva quali corde toccare per rendere sopportabile la nostalgia.
Purtroppo a Drohobycz le sparizioni diventavano ogni giorno più frequenti.
E, un giorno, a Drohobycz arrivarono i nazisti.
Bruno era abituato a essere diverso.
Per la sua grande testa, per le stranezze di suo padre, o solo per il talento che sprigionava.
Ma ora il mondo iniziava a guardarlo come ebreo.
Per strada c’erano continui rastrellamenti.
Agli ebrei non fu più permesso di uscire dal ghetto.
E Bruno perse il lavoro di insegnante.
Oggi è il Giorno della Memoria.
Forse non è un caso se proprio ieri abbiamo ricevuto in dono uno splendido libro che può aiutarci a ricordare: si intitola Bruno. Il bambino che imparò a volare, è stato magistralmente scritto da Nadia Terranova, magnificamente illustrato da Ofra Amit e pubblicato qualche anno fa da Orecchio Acerbo Editore (ma si trova ancora, anche se non in un’edizione bella come quella che ci hanno regalato, lo ammettiamo).
Racconta la storia di Bruno Schulz – grande scrittore, giornalista e disegnatore ebreo polacco, ucciso da un ufficiale nazista nell’autunno del 1942 – e riesce a restituircelo in tutta la sua genialità, dall’infanzia nelle botteghe color cannella fino alla tragica e assurda fine.
Che però non è una fine vera e propria, perché come capita a tutti i grandi uomini, anche Bruno Schulz non morirà mai grazie alle opere che ci ha lasciato, quelle ritrovate e quelle che ancora dobbiamo scoprire.
E, aggiungiamo noi, grazie anche a questo piccolo grandissimo libro, una lettura che ci ricorda di non dimenticare.